Nascita delle confraternite religione
di Danilo Zai
da Il Risveglio Popolare del 24.02.2022
IVREA – Le prime tracce delle confraternite in Italia risalgono all’epoca Carolingia ma solo dopo il XII secolo, quando le plebi cittadine raggiunsero una maggior maturità associativa, si poté assistere ad un loro significativo sviluppo. La Controriforma nel suo affermarsi lasciò spazi che la pietà devozionale assistenziale gestita dai laici si premurò di coprire. D’altra parte all’epoca le amministrazioni comunali e lo stato non si preoccupavano minimamente di assistere i cittadini in difficoltà economiche o sanitarie o che faticassero ad inserirsi nel tessuto sociale.
Anche a Ivrea tra XVI e XVII secolo nacquero numerose confraternite. Ne ricordiamo alcune: quella del Suffragio che si occupava delle anime dei defunti; quella della Misericordia che assisteva i carcerati e i condannati a morte; quella di Santa Marta che visitava e assisteva gli ammalati. Le confraternite eporediesi furono capaci di costruire chiese, all’interno della città di Ivrea, che sono autentici gioielli barocchi (Santa Croce, San Nicola da Tolentino e Santa Marta) e riuscirono a evitare, grazie alla loro natura giuridica ecclesiastica, le ingerenze ne. campo assistenziale compiute da Casa Savoia, ingerenze che portarono alla scomparsa della Confraria del Santo Spirito, che distribuiva ai poveri un pastus charitatis il giorno di Pentecoste, a inizi XVIII secolo, a causa della sua natura che può essere descritta come pratica devozionale e nel contempo unità amministrativa.
Le confraternite religiose eporediesi e canavesane rappresentavano formazioni complesse, con strutture di tipo verticale: alla base i contadini e componenti di altri ceti subalterni, mentre al vertice un gruppo ristretto di notabili che dirigeva in pratica l’associazione. La verifica del lavoro effettuato dai capi del- l’associazione veniva discussa collegialmente dai soci. A volte i rapporti tra vertice e base si fondevano similmente alla piena uguaglianza cristiana (Quaccia, Savant, Le con- fraternite, un movimento importante della vita associativa e della pratica devozionale della comunità) dove il priore a capo di alcune confraternite doveva lavare i piedi ai confratelli e baciarglieli come exemplo de humiltà.
Le confraternite fungevano anche da paciere e da mutuo aiuto fra gli iscritti e l’ampio consenso devozionale che esse ottennero è indice dei limiti del progetto tridentino della parrocchia. Esse tendevano come oggigiorno tende l’associazionismo laicale religioso, a sottrarsi al controllo dell’istituzione parrocchiale e a gestirsi autonomamente con propri momenti devozionali. Il saldo attaccamento dei membri all’associazione garantiva l’autonomia della stessa e la salva- guardia da ingerenze troppo “tridentine” di devozioni legate all’istituto parrocchiale.
E’ necessario chiarire, per non essere fraintesi, che spesso le confraternite erano più realiste del re, più bigotte dei bigotti, ma il loro tentativo di smarcarsi da ingerenze e controlli fu sempre denunciato e minacciato dai vescovi. Ancora nel 1753 monsignor De Villa, pur riconoscendo l’importanza delle confraternite nel mantenere vivo il senso religioso tra i fedeli, le ammoniva a sottomettersi agli organi ecclesiali di controllo e di non essere di intralcio alla Chiesa Parrocchiale. Monsignor Ottavio Pochetini cercò di limitarne (verso la fine del XVIII secolo) gli eccessi, soprattutto quelli che si manifestavano durante le grandi processioni del Corpus Domini ed ai santuari mariani: “Quello che introdusse la religione, e la pietà, vien convertito in soggetto di lusso e vana pompa”. Anche i priori venivano criticati dal Vescovo “perché dovranno contenersi, e vestire a modo, che compaja in essi lo spirito di religione, di fede, di modestia, di compostezza, di umiltà e rispetto che deve acconpagnare [ogni] santa funzione”.
La discesa di Napoleone e l’occupazione del Piemonte da parte dei francesi portò alla chiusura di monasteri e tutte le forme di associazionismo laico. Monsignor Pochettini riuscì un po’ alla volta a farne riaprire alcune, spesso unendo diverse forme organizzative in una nuova realtà associativa, come nel caso della Confraternita del Suffragio che venne trasformata nell’odierna Santa Croce e che al suo interno raccoglie la storia di differenti organismi devozionali.
Le confraternite tornarono in auge dopo il periodo napoleonico, ma un po’ alla volta persero il loro carisma sostituite da forme di associazionismo laico, più vicine allo spirito religioso dei tempi nuovi, che si stavano delineando, quali Azione Cattolica e Società di San Vincenzo de Paoli. Tuttavia alcune di esse operano ancora, come la citata confraternita di Santa Croce: lo sforzo compiuto dai suoi confratelli sta portando al restauro della chiesa omonima e alla scoperta di nuovi affreschi che col trascorrere del tempo erano andati sfumando tanto da non essere più visibili.