Nuove “sorprese” in Santa Croce
da “Il Risveglio Popolare” del 17 dicembre 2024
di lauro mattalucci
OPERAZIONE CONDOTTA IN MODO ECCELLENTE DALLA DITTA LUPO E GALLI RESTAURI D’ARTE
Nuove “sorprese” in Santa Croce
Dal restauro della “Crocifissione” emergono le “anime del Purgatorio”
IVREA – Nella seconda settimana di dicembre, con lo smontaggio dei ponteggi, si è sostanzialmente chiuso il secondo lotto del piano di restauro riguardante i dipinti murali dell’intera area absidale della chiesa della Confraternita di Santa Croce: vasta area (292,35 mq) che presentava molte zone particolarmente ammalorate con numerose efflorescenze saline e lacune vistose, date dal progressivo deterioramento della pellicola pittorica o addirittura dalla caduta dell’intonaco. L’intervento era dunque urgente ed è stato ottimamente eseguito dalla ditta Lupo e Galli snc Restauri d’Arte di Torino; i confratelli, a cominciare dalla presidente Elena Trotto Gatta, visti gli entusiasmanti risultati ottenuti, hanno salutato la fine dei lavori come un regalo di Natale. Si sta ora pensando a una serie di eventi per far compiutamente ammirare al pubblico la qualità dei dipinti realizzati nell’abside da Luca Rossetti da Orta nel 1761 e illustrare quanto emerso nel restauro. Contestualmente la Confraternita dovrà iniziare a occuparsi del terzo e più impegnativo lotto di lavoro riguardante l’intera navata e la controfacciata.
Molteplici sono le novità emerse, una particolarmente vistosa. Il punto focale della finta macchina d’altare barocca dipinta sopra gli stalli del coro è dato dall’immagine di una Crocifissione posta, in guisa di pala d’altare, in una cornice ovale che, attraverso un sapiente trompe-l’oeil, pare sorretta da una coppia di angeli: si tratta dell’immagine piuttosto ammalorata da efflorescenze saline che, prima del restauro, si notavano appena entrati in chiesa (fig. 1).
“Al centro dell’ovale – così descrivevamo il soggetto di questa finta pala d’altare – si osserva un solenne Gesù Cristo ormai spirato sulla croce, con il capo reclinato che si staglia, come in Gloria, tra raggi di luce: ai suoi piedi (sulla sinistra per chi guarda) vediamo una Maddalena affranta che si aggrappa alla croce; tiene il capo abbassato e, nell’incontenibile dolore, fissa il chiodo che ha trafitto i piedi di Gesù”. Credevamo allora, guardando la scena che ci colpiva per la solennità delle due figure poste su uno sfondo tenebroso, che l’intento dell’artista fosse stato quello di dar esclusivo rilievo al dramma della Maddalena di fronte al sacrificio di Cristo. Si scopre ora, grazie al restauro, che non era questa l’iconografia originale: le due figure che compongono la scena furono – non sappiamo in quale data – scontornate e circondate dallo sfondo tenebroso che vedevamo prima del restauro. Rimuovendo lo strato di colore che oscurava buona parte del dipinto è emersa l’originale scena concordata dal committente con Luca Rossetti: a sinistra del Cristo crocifisso è apparso un drammatico fitto gruppo di anime purganti che invocano la liberazione dalla pena; a destra della Maddalena si osserva Maria, Madre di Misericordia, dolente figura che, ritta in piedi, tende le palme e volge lo sguardo verso il volto di Cristo (fig. 2).
A spiegazione della scena va ricordato che quando furono realizzati i dipinti murali il nome della confraternita era “Confraternita del Suffragio” (divenuta poi “Confraternita di Santa Croce” nel 1802) e il suo precipuo scopo era l’inoltro di preghiere, indulgenze, opere caritatevoli alle anime del Purgatorio, per ottenere da Dio la remissione della pena temporale. L’iconografia del Cristo e delle anime del purgatorio è alquanto inconsueta, e quella, molto toccante, qui realizzata da Rossetti, costituisce un’ulteriore testimonianza della sua abilità nel concepire le più svariate scene di carattere religioso richiestegli dai committenti.
Come si spiega la decisione di voler scontornare le immagini del Cristo e della Maddalena e nascondere il resto attraverso la stesura di uno strato di colore scuro? Non si può ritenere che il motivo sia stato il cambiamento della denominazione della Confraternita avvenuto nel 1802; le preghiere per le anime del purgatorio continuarono infatti per molto tempo a essere un impegno specifico della Confraternita: lo testimoniano sia il rilievo con le anime purganti scolpito da Giuseppe Argenti sulla facciata nel 1850, sia i testi da recitare nel giorno dei defunti (alcuni ottocenteschi) che si sono conservati presso la Confraternita. La ragione dell’intervento deve piuttosto ricercarsi nella esigenza di nascondere il deterioramento del dipinto intervenuto verosimilmente dopo più di un secolo. Lo testimonia soprattutto l’immagine della Madonna rinvenuta dai restauratori col volto completamente abraso e che, dopo un pazientissimo lavoro di recupero, attento alle minime tracce di pigmenti pittorici sopravvissute, sono riusciti – nel rispetto delle metodologie di restauro – a restituire alla nostra Ammirazione.