Si è già detto come, nella parete di fondo dell’area absidale, sopra gli stalli del coro, Luca Rossetti abbia raffigurato illusivamente un’imponente struttura architettonica che simula la presenza di una grande “macchina d’altare” fatta di possenti colonne, sculture e dipinti su tela (Fig. 1).
Poniamo l’attenzione sulla figura del vescovo di Gerusalemme, Macario, che intorno all’anno 327 — secondo i resoconti raccolti da Jacopo da Varagine nella Legenda Aurea — prese parte al miracoloso evento accanto alla regina Elena (Fig. 2).
Lo vediamo raffigurato in vesti vescovili (abito talare viola con ampio rocchetto) e non con i paramenti sacri che potevano essere in uso a Gerusalemme nel IV secolo.
Sappiamo che tradizionalmente nell’arte sacra i personaggi venivano dipinti in abiti contemporanei: nella stessa scena, ad esempio, la regina Elena sfoggia eleganti e vaporosi abiti settecenteschi.
Nel corso della conferenza a cura della Congregazione dell’Oratorio di San Filippo Neri, in collaborazione con la Confraternita di Santa Croce, tenutasi venerdì 22 settembre 2023 i relatori, Gian Maria Zaccone e Federico Valle, del Centro Internazionale di Studi sulla Sindone, hanno argomentato come l’immagine sia in realtà quella di San Francesco di Sales (1567- 1622), ritratto “in guisa di Macario”. Ne fanno fede, oltre gli abiti e la croce pettorale sospesa a un nastro, i tratti fisiognomici che troviamo in tutti i suoi ritratti: la fronte ampiamente stempiata e la folta barba rossiccia (Fig. 3).
È del tutto verosimile che i fedeli che entravano in chiesa non sapessero il nome del vescovo presente nel momento della Inventio Crucis, ma riconoscessero subito la figura del santo (nato in Savoia, ordinato vescovo di Ginevra nel 1602, canonizzato 1665 da papa Alessandro VII) stante l’ampia diffusione del suo culto anche in Italia, specie in Piemonte.
Riguardo la figura di San Francesco di Sales, Mons. Edoardo Aldo Cerrato scrive:
L’impegno che Francesco svolse al servizio di una vastissima direzione spirituale, nella profonda convinzione che la via della santità è dono dello Spirito per tutti i fedeli, religiosi e laici, fece di lui uno dei più grandi direttori spirituali. La sua azione pastorale – in cui impegnò tutte le forze della mente e del cuore – e il dono incessante del proprio tempo e delle forze fisiche, ebbe nel dialogo e nella dolcezza, nel sereno ottimismo e nel desiderio di incontro, il proprio fondamento, con uno spirito ed una impostazione che trovano eco profondo nella proposta spirituale di San Filippo Neri, la quale risuona mirabilmente esposta, per innata sintonia di spirito, nelle principali opere del Sales – “Introduzione alla vita devota, o Filotea”, “Trattato dell’amor di Dio, o Teotimo” – come pure nelle Lettere e nei Discorsi(1).
La consonanza spirituale con San Filippo Neri — santo specialmente caro alla Confraternita di Santa Croce, al quale fu dedicato nel 1690 un altare laterale con una bella ancona che lo ritrae — spiega verosimilmente la richiesta che il committente avrà fatto a Luca Rossetti di dare alla raffigurazione del vescovo Macario le riconoscibili sembianze di San Francesco di Sales. Era d’altra parte nota ai confratelli la speciale devozione del santo per il simbolo della croce: ad esso aveva dedicato una delle sue opere, la Défense de l’estendart de la Sainte Croix.
1 Tratto da https://www.santiebeati.it/dettaglio/22400