Siamo impegnati come Confraternita nella raccolta fondi che ci consentirà di realizzare il restauro dei dipinti murali del II lotto che comprende l’intera area absidale. Iniziamo qui ad illustrare una serie di immagini che vogliono testimoniare, assieme all’attuale stato di degrado, la rilevanza del patrimonio artistico che si metterà in salvo.
Nella parete di fondo dell’area absidale, sopra gli stalli del coro, Luca Rossetti raffigura illusivamente un’imponente struttura architettonica (Fig. 1), che simula la presenza di una grande “macchina d’altare” fatta di colonne, sculture e ancone dipinte (com’era in voga nel seicento, e come ad esempio vediamo ad Ivrea nella chiesa di San Nicola da Tolentino).
Il punto focale della finta macchina – l’immagine che, appena si entra nella chiesa, si vede al di là dell’altare – è costituito da una Crocifissione di gusto rinascimentale posta in posizione centrale a mo’ di ancona ovale con cornice dorata, sorretta da una coppia di angeli che, nella ricerca dell’illusione visiva, simulano due statue realizzate in marmo o in stucco.
Al centro dell’ovale è posto un solenne Gesù Cristo crocifisso, con il capo reclinato che si staglia, come in Gloria, tra raggi di luce: È raffigurato di tre quarti sullo sfondo di un cielo tenebroso; ai suoi piedi, sulla sinistra – secondo una iconografia diffusa già nell’arte rinascimentale – vediamo una Maddalena affranta che si aggrappa alla croce: tiene il capo abbassato, come ad osservare il chiodo che ha trafitto i piedi di Gesù (Fig. 2).
Oggi purtroppo il dipinto è guastato da vistose efflorescenze saline dovute a fonti di umidità (sulle quali si dovrà attentamente indagare prima dell’avvio dei lavori). La rimozione dello sporco e le atre operazioni di restauro serviranno anche a dare nuovo nitore ai colori della veste e dei lunghi capelli della Maddalena, e serviranno a restituire la drammaticità dello sfondo, con le sue nuvole tempestose e, in lontananza, le tracce di una città (ora quasi del tutto illeggibile).
Bellissimi sono i due angeli che, nella finzione scenica, sorreggono l’ancona ovale. L’intento di dar loro l’apparenza di due statue spinge l’artista ad attivare un piccolo trucco: quello di dipingere, come se esse fossero colpite da un fascio di luce, false ombre, specie quella della gamba sinistra dell’angelo di destra (Fig. 3).
L’idea degli angeli che reggono o portano in cielo un’ancona è assai comune nel Barocco: può essere che quella qui adottata derivi da una stampa di Carlo Maratti, simile al disegno qui riportato (Fig. 4). Carlo Maratti fu esponente di spicco della cultura artistica romana del secondo Seicento al quale sappiamo che Luca Rossetti si è più volte ispirato.